Nuova Riveduta:

Deuteronomio 9:25

Io rimasi dunque così prostrato davanti al SIGNORE quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il SIGNORE aveva detto di volervi distruggere.

C.E.I.:

Deuteronomio 9:25

Io stetti prostrato davanti al Signore, quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il Signore aveva minacciato di distruggervi.

Nuova Diodati:

Deuteronomio 9:25

Così rimasi prostrato davanti all'Eterno quaranta giorni e quaranta notti; e feci questo perché l'Eterno aveva detto di volervi distruggere.

Riveduta 2020:

Deuteronomio 9:25

Io stetti dunque così prostrato davanti all'Eterno quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché l'Eterno aveva detto di volervi distruggere.

La Parola è Vita:

Deuteronomio 9:25

Non ci sono versetti che hanno questo riferimento.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Deuteronomio 9:25

Io stetti dunque così prostrato davanti all'Eterno quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché l'Eterno avea detto di volervi distruggere.

Ricciotti:

Deuteronomio 9:25

E stetti prostrato dinanzi al Signore quaranta giorni e quaranta notti, supplichevolmente pregandolo acciò non vi sterminasse come aveva minacciato;

Tintori:

Deuteronomio 9:25

Io stetti adunque prostrato dinanzi al Signore, per quaranta giorni e quaranta notti, durante i quali lo scongiurai umilmente a non sterminarvi, come aveva minacciato.

Martini:

Deuteronomio 9:25

E stetti prostrato per terra dinanzi al Signore per quaranta dì, e quaranta notti, scongiurandolo umilmente, che non vi sterminasse, come avea minacciato.

Diodati:

Deuteronomio 9:25

Io mi gittai adunque in terra davanti al Signore, per que' quaranta giorni, e quelle quaranta notti, che io stetti così prostrato; perciocchè il Signore avea detto di distruggervi.

Commentario abbreviato:

Deuteronomio 9:25

7 Versetti 7-29

Affinché gli Israeliti non abbiano la pretesa di pensare che Dio li abbia portati in Canaan per la loro giustizia, Mosè mostra quale miracolo di misericordia sia stato il fatto che non siano stati distrutti nel deserto. È bene che ricordiamo spesso contro noi stessi, con dolore e vergogna, i nostri precedenti peccati, per vedere quanto siamo debitori della grazia gratuita e per riconoscere umilmente che non abbiamo mai meritato altro che l'ira e la maledizione da parte di Dio. Perché la nostra propensione all'orgoglio è così forte che si insinua con un pretesto o un altro. Siamo pronti a credere che la nostra giustizia ci abbia procurato il favore speciale del Signore, anche se in realtà la nostra malvagità è più evidente della nostra debolezza. Ma quando la storia segreta della vita di ogni uomo sarà portata alla luce nel giorno del giudizio, tutto il mondo sarà provato colpevole davanti a Dio. Al momento, uno supplica per noi davanti al seggio della misericordia, che non solo ha digiunato, ma è morto sulla croce per i nostri peccati; attraverso di lui possiamo avvicinarci, pur essendo peccatori autocondannati, e implorare la misericordia immeritata e la vita eterna, come dono di Dio in Lui. Riferiamo tutta la vittoria, tutta la gloria e tutta la lode a Colui che solo porta la salvezza.

Riferimenti incrociati:

Deuteronomio 9:25

De 9:16,18

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